Bioremediation: cos'è il biorisanamento ambientale

Il biorisanamento ambientale, o bioremediation, rappresenta una strategia avanzata e naturale per ripulire ambienti contaminati attraverso l’uso di organismi viventi, come batteri e funghi, capaci di degradare o neutralizzare inquinanti.

Cos'è il Biorisanamento Ambientale?

Il biorisanamento ambientale è una pratica scientifica che utilizza microrganismi per ripulire ambienti contaminati. Introdotta negli anni ’70, la bioremediation è vista come evoluzione alternativa ed ecologica rispetto ai metodi di bonifica convenzionali. Questa tecnica si basa sull’attività metabolica dei microrganismi per trasformare sostanze tossiche in composti meno dannosi, consentendo di recuperare ecosistemi danneggiati e ridurre l’impatto ambientale delle contaminazioni industriali.

Il concetto di biorisanamento nasce dall’osservazione degli organismi viventi e la loro capacità di adattarsi e utilizzare come fonte di energia anche composti complessi e pericolosi, come oli minerali o metalli pesanti. Ad oggi, questa tecnica viene applicata in molteplici settori, dall’agricoltura all’industria petrolifera, contribuendo alla rimozione di composti pericolosi per l’ambiente e la salute umana.

Processi e tecniche della bioremediation

Il processo di bioremediation coinvolge diverse tecniche, che variano a seconda del tipo di contaminazione e delle condizioni ambientali del sito da trattare.

Il primo passo è la selezione di microrganismi specifici, come batteri o funghi, capaci di degradare gli inquinanti. Una volta scelti, questi organismi vengono coltivati in laboratori specializzati e monitorati attraverso strumenti come incubatori BOD, che mantengono condizioni ideali per la crescita e la respirazione biologica controllata. Grazie a questi incubatori è possibile misurare e regolare il consumo di ossigeno dei microrganismi, permettendo ai ricercatori di verificare la loro efficienza nel degradare sostanze organiche complesse.

Biorisanamento con batteri

Il biorisanamento con batteri è una delle tecniche più comuni di bioremediation e si basa sull’abilità di alcuni batteri di utilizzare composti tossici come fonte di energia. L’obiettivo finale del biorisanamento con batteri, infatti, è rendere il sito contaminato sicuro per l’ambiente e la salute pubblica, convertendo i contaminanti in composti non tossici.

I batteri più utilizzati per la bioremediation sono quelli che vivono in ambienti estremi, capaci di resistere a condizioni di temperatura e pH variabili. Questi batteri, una volta isolati e potenziati in laboratorio, vengono applicati su siti contaminati dove iniziano a degradare sostanze pericolose. Durante questo processo viene utilizzata strumentazione da laboratorio specifica per testare e rafforzare la capacità dei batteri di adattarsi a varie tipologie di contaminanti e condizioni ambientali, assicurandosi che possano svolgere il loro lavoro anche in situazioni critiche.

Gli incubatori CO₂, per esempio, sono utilizzati quando i batteri richiedono un’atmosfera arricchita di anidride carbonica per la loro crescita. In questi dispositivi, la concentrazione di CO₂ e la temperatura possono essere regolati per mantenere un pH stabile. Nel biorisanamento, gli incubatori CO₂ vengono utilizzati per coltivare batteri che necessitano di queste condizioni specifiche, permettendo ai ricercatori di garantire un ambiente ottimale per la proliferazione e attività dei microrganismi, e quindi per il successo del processo di biorisanamento.

Esempi di biorisanamento ambientale

Esistono numerosi esempi pratici di biorisanamento ambientale, tra cui la pulizia di terreni contaminati da idrocarburi e metalli pesanti.

In casi di fuoriuscite di petrolio, per esempio, batteri specifici vengono introdotti per degradare le molecole di petrolio, riducendo l’impatto sull’ecosistema marino e terrestre. Un altro esempio è il biorisanamento delle falde acquifere, dove i microrganismi vengono usati per neutralizzare sostanze chimiche nocive, prevenendo così la contaminazione dell’acqua potabile. Anche in agricoltura, i microrganismi vengono utilizzati per rimuovere pesticidi residui dal suolo, migliorando la qualità e la sicurezza del raccolto.